Resistenza all’aggressione e all’odio: le Acli rispondono con la forza della comunità.

Dall’Editoriale pubblicato sul periodico Acli Trentine

Il Presidente della Repubblica ad Acerra per le celebrazioni del 25 aprile ha affermato che: “Oggi, in questa imprevedibile e drammatica stagione che stiamo attraversando in Europa, il valore della Resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili supera i suoi stessi limiti temporali e geografici”. Resistenza che, come ACLI, immaginiamo non violenta ma densa di azioni. A partire da quelle promosse dal Cantiere di Pace iniziativa che il 16 aprile a Trento ha riunito numerose associazioni e persone per riflettere sulla necessità di prendersi carico anche della situazione internazionale, passando per l’edizione straordinaria della Marcia della Pace Perugia-Assisi che ha stimolato l’incontro a Roma nella sede di CSV Lazio, di trentacinque organizzazioni, tra laici e cattolici, cooperanti ed operatori sociali, con il compito di scegliere quali strade percorrere per far sentire la voce di un’Europa diversa, che non si ferma solo al finanziamento della resistenza ucraina ed alle sanzioni, ma che intende fare avanzare un’azione nonviolenta per le generazioni future. Per arrivare al proficuo evento dal titolo “In Movimento”, organizzato il 26 marzo dalle ACLI Trentine al fine di proporre esempi concreti dove la comunità torna ad essere luogo generativo di partecipazione e di una rinnovata democrazia.

Un elemento accomuna i discorsi e le proposte emerse in questo percorso ideale di cui sopra ho citato le tappe principali: la necessità di una consapevolezza e di un impegno collettivo. Lo scenario che stiamo vivendo presenta un grado di complessità tale da rendere velleitaria qualsiasi azione limitata alla mera iniziativa dei Governi o comunque a tutte quelle attività, pur encomiabili, ma solitarie. Unire le forze è già di per se parte importante di un nuovo processo di azione. E voglio aggiungere una provocazione: non è più sufficiente adempiere al proprio ruolo sociale organizzando manifestazioni o rendendo pubbliche le proprie prese di posizione. Non basta radunare soggetti affini che condividono medesimi valori ed obiettivi.

Per andare oltre e per riuscire ad incidere su un modello di sviluppo che oggi genera ancora la guerra e che tende ad eludere o minimizzare i problemi reali è necessario coinvolgere chi non c’è, chi la pensa in modo diverso, per avviare una convergenza sugli elementi fondamentali che possono garantire un futuro diverso e generativo: serve un nuovo umanesimo, serve salvare il pianeta. Tornerà il tempo in cui ci si potrà permettersi di fare “solo” un comunicato stampa o una bella e riuscita manifestazione… ma non è questo. In Movimento, dunque, per attivare tutte le energie anche quelle sopite. Il bello è che dopo aver assaporato il piacere di un’esperienza di comunità, resta l’entusiasmo, e diventa un po’più facile contaminare positivamente il prossimo.