La vita (umana) è sempre e più ampiamente questione politica. Una sfida nuova per un impegno antico.
La vita (umana) è, sempre più ampiamente, questione politica. |
Sottratta all’immodificabilità degli eventi governati dalla Natura ed esposta al progresso potenzialmente illimitato delle bio-tecnologie, la vita diventa questione. Come tale, ovvero come un intreccio complesso di problemi di carattere etico, giuridico, in senso lato antropologico, fa irruzione sulla scena della polis. Se ne parlerà in questi termini al prossimo incontro nazionale di studi delle Acli ad Orvieto.Gli interrogativi che la vita umana pone nel tempo della sua riproducibilità tecnica sono di tale portata che non possono restare nell’ambito delle coscienze individuali (che pure ne sono profondamente interpellate e investite) o in quello delle dispute accademiche. Come abbiamo sperimentato in occasione del referendum sulla Legge 40, occorre imparare in fretta un nuovo alfabeto, anche solo per orientarsi nella comprensione dei problemi; ma soprattutto per essere guidati nell’esercizio di una scelta responsabile, di una ragione democratica capace di dire la sua nello spazio pubblico del confronto e del dialogo. Si tratta di costruire un’etica condivisa, questo l’obiettivo finale e strategico, teorico e operativo. Bios e polis ci appaiono dunque in un rapporto sempre più stringente, che modifica le agende politiche, entra di prepotenza nelle appartenenze ideologiche, di cui mostra l’inadeguatezza o l’inerzia, irrompe nella stessa quotidianità. Insomma, quello che attiene alla vita assume il profilo di una questione sociale. Per questo le Acli sentono la sfida inedita come assolutamente propria, appropriata alla loro mission originaria e originale.Bios l’abbiamo chiamata per indicare che è della vita concreta e incarnata che vogliamo occuparci. Lontana tanto dal riduttivismo biologico quanto dagli schemi dell’ideologia che non fanno presa sul vivente. |