Terza domenica di Quaresima – 20 marzo 2022

21 Marzo 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

 

Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9)

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

 

Un paio di anni fa sono stato in Ciad a trovare un amico prete, missionario in terra ciadiana da una decina di anni. Tra le tante cose che mi hanno colpito c’è il fatto che ovunque, nei villaggi che abbiamo visitato, ho trovato alberi alti e maestosi ma … secchi. “Ma perché mai li terranno?”, mi sono chiesto; “Non sarebbe più logico tagliarli, far legna e bon?”. La risposta è stata chiara: “No, perché non si sa mai, potrebbe anche rinverdire; e un albero è comunque segno di vita, anche quando apparentemente non ne ha più; per cui, se casca da solo bene, se non casca invece lo si tiene”. Farmi venire in mente l’albero di fichi della parabola di questa domenica è stata la mia reazione immediata; abbiamo sentito cosa pensa il padrone: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Quante volte io vorrei tagliare: lasciar perdere certe persone, quando mi pare di non cavare un ragno dal buco, oppure affossare progetti se non trovo chi la pensa come me, o addirittura convincermi che il Vangelo ormai trovi solo rami secchi, legno senza linfa, quindi gente distratta, disattenta, non disposta ad ascoltare ciò che invece il Signore ha ancora da dire. “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”. È saggio il vignaiolo, molto saggio; mai tagliare un albero, mai interrompere una relazione, mai smettere di credere che le persone, anche le più disattente, possano migliorare, mai fermarsi a pensare che da quel buco non cavo nessun ragno: davvero, non si sa mai.