Domenica delle Palme 2022

13 Aprile 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

Dal Vangelo secondo Luca (19,28-40)

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicini a Bètfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, rispondete così: “Il Signore ne ha bisogno”».

Gli inviati andarono e trovarono come aveva detto loro. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Parola del Signore.

 

Mentre sto scrivendo queste righe, per condividere un paio di pensieri con te, cara sorella, caro fratello, fuori sta piovendo. E sta piovendo anche bene. Tutti siamo convinti che dopo mesi e mesi di tempo asciutto, la pioggia sia assolutamente benvenuta. Una benedizione quindi, una manna dal cielo, qualcosa che tutti abbiamo desiderato e di cui tutti abbiamo bisogno. Al di là della lunga attesa, credo che noi facciamo fatica a intuire quanto la pioggia possa essere segno di benedizione lì dove essa è una rarità: in zone desertiche, in quelle regioni dove piove davvero poco e dove le piogge si concentrano per due o tre mesi all’anno – la stagione delle piogge appunto – lì davvero il rumore della pioggia è musica, è canto di lode. Come quel giorno a Gerusalemme: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». La folla non stava più nella pelle quel giorno, compresi i discepoli di Gesù. Un uomo buono, uno che ha continuamente manifestato vicinanza, interesse, amore, compassione verso tutti e soprattutto verso gli ultimi: uno così è il segno di Dio, è una spinta alla speranza, è una sorgente di fiducia. Come la pioggia dopo l’arsura; come ogni gesto di perdono, di servizio, di condivisione; come ogni traccia di amore vero, soprattutto in un tempo, come il nostro, in cui tutti sembrano farsi i fatti propri. Uno che mette a disposizione degli altri un po’ del suo tempo, uno che sappia mettersi in ascolto, uno che sia pronto a rimboccarsi le maniche è una benedizione. E per questo, forse anche senza saperlo, diventa segno di Gesù. Non importa se poi, fra qualche giorno, Gesù andrà a finir male; e non importa nemmeno se anche i nostri gesti buoni magari vengono dimenticati o addirittura criticati a volte. Non importa, perché Dio sa raccogliere cose buone in ogni situazione della vita. Anche lì dove, come nella storia di Gesù, sembra che sia la morte ad avere la meglio, Dio invece continua a stare dalla parte di chi benedice, di chi invoca la pace, di chi soffrendo spera, e sperando ama. C’è poco da fare, Dio è così: e come quel giorno in cui Gesù è entrato a Gerusalemme, ogni volta che noi lasciamo entrare Dio nella nostra vita, quel giorno è un giorno di benedizione. Come la pioggia dopo mesi di siccità.