III domenica di Pasqua 2022

30 Aprile 2022

III domenica di Pasqua 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

Dal Vangelo secondo Giovani (20,1-19)

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 

Siamo dopo Pasqua, sia nel nostro calendario, sia nel Vangelo che ci viene proposto questa domenica; Gesù risorto si fa vivo di nuovo tra i suoi discepoli. Con alcuni particolari molto, molto significativi.

–          Una comunità sgangherata: l’evangelista dice che «si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo [che sono due, Giacomo e Giovanni] e altri due discepoli»: sette in tutto; sette su undici però, tenendo conto che Giuda Iscariota aveva tradito ed era ormai fuori scena. Sette su undici: dove sono quindi gli altri apostoli? Ecco perché dico una comunità sgangherata: fin da subito la chiesa fa esperienza di fatica, di dispersione, di disorientamento…

 

–          Un lavoro che non produce frutto: «uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla». Quante volte anche noi abbiamo la sensazione di lavorare per niente? Di rimanere con un pugno di mosche?

 

–          La musica cambia radicalmente quando arriva Gesù, anche se i discepoli lì per lì non si accorgono che è lui. Cambia radicalmente, perché, ascoltando la parola di Gesù, quei pescatori sull’orlo del fallimento gettarono la rete «e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci».

 

–          Un Gesù che dà da mangiare a questi poveri uomini, un Gesù che di nuovo si prende cura della sua comunità: che sarà pure sgangherata, ma alla quale lui vuole un bene enorme: «Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce»; un po’ come aveva fatto molto tempo prima, moltiplicando (o meglio: condividendo) pani e pesci per una moltitudine di gente, e come aveva fatto la notte prima di venir condannato, con pochi amici, in quella cena che noi chiamiamo “ultima”, ma che invece è la “prima” cena in cui Gesù non dà solo del pane e del vino, ma dona se stesso, interamente, fedelmente, continuamente.

 

–          E poi? E poi il dialogo con Pietro: «Mi ami più di costoro?». «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». E di nuovo: «Mi ami?». E Pietro: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gesù usa il verbo “amare”, quando Pietro non se la sente di rispondere con lo stesso verbo, ne usa un altro, bello fin che volete ma non identico: “ti voglio bene”, che è oggettivamente su un altro piano, no? E allora? E allora avviene una delle cose più belle di tutto il Vangelo, quando Gesù quasi si arrende: «Mi vuoi bene?», e Pietro, arreso anche lui di fronte alla carità di Gesù: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Avete capito, vero? Con Pietro, di fronte alla sua fatica, al suo tentennamento, alla sua paura di usare il verbo “amare”, Gesù abbassa il tiro: «Mi vuoi bene?». Pur di non perdere il suo Pietro, Gesù quasi si accontenta che lui gli voglia bene, se ancora non è capace di amarlo di un amore assoluto. Assoluto come è l’amore di Gesù, invece: capace di attendere i tempi di Pietro, capace di prendere quel po’ di buono che trova, in attesa di tempi migliori, in attesa che quel po’ di buono che Pietro comunque porta dentro di sé possa maturare. Lo fa con Pietro, come lo fa con me, con te, con ciascuna e ciascuno di noi…

 

–          E quel po’ di buono maturerà, infatti: grazie a quell’altra straordinaria testimonianza della fedeltà di Gesù verso Pietro: «Seguimi». Nonostante Pietro abbia fatto finta di non conoscerlo e proprio nella notte in cui veniva tradito, nonostante non sia capace di dirgli chiaramente «Gesù, ti amo», nonostante tutto questo Gesù ancora gli ripete «Seguimi»: vienimi dietro, Pietro, così come sei, così come puoi; perché io, nonostante tutto, continuo a fidarmi di te.

Cara sorella, caro fratello, non ti sembra che Gesù lo stia dicendo anche a te? Con la stessa fedeltà, con lo stesso amore assoluto?