Sesta domenica di Pasqua – 22 maggio 2022

22 Maggio 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,23-29).

In quel tempo, durante la cena, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

 

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

 

Da più di due mesi parliamo ogni giorno di pace. Soprattutto perché ci siamo accorti anche in Europa quanto sia difficile stare in pace, costruire pace, credere nella pace, lavorare per la pace a tutti i costi. Non è solo da due mesi che altrove in giro per il mondo tante donne e tanti uomini devono fare i conti con una pace che non c’è; noi ci siamo svegliati da poco, perché da poco abbiamo capito quanto la pace sia fragile, altrove però è da anni e anni che la pace fa fatica a crescere. E Gesù continua a ripeterci «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi»; ce l’ha ripetuto nel Vangelo di questa domenica, ce lo ripete tutte le volte in cui il prete sull’altare spezza il pane per tutti e ci invita, prima di prendere di questo pane, a scambiarci sguardi, segni, impegni di pace. E allora? Come mai ‘sta benedetta pace stenta a crescere? Care sorelle e cari fratelli: una risposta precisa non ce l’ho neanch’io, benché la stia cercando anch’io, e tante volte anche affannosamente. Una risposta precisa non la trovo; anche se non può non colpirmi l’affermazione di Gesù: Sì, io vi lascio la pace, vi do la mia pace. Però non come la dà il mondo, io la do a voi; sarebbe troppo comodo, forse. Il mondo – cioè tutte le persone che portano avanti una logica di vita che non è quella del Vangelo – traduce la pace con predominio, potere, possibilità di comandare sugli altri: come a dire, “basta che tutti siano d’accordo con me, ed è subito pace!”. Il Signore Gesù invece ci dà un’altra pace: quella che è fatta di uguaglianza vera, di disarmo preso alla lettera, di dialogo e accoglienza e riconoscenza e apertura e condivisione e rispetto e libertà e solidarietà e … e amore, insomma.

E questa pace, chiaramente, è sempre piccola, come un germoglio; un germoglio che sta a noi proteggere, custodire, innaffiare, ammirare, coltivare. Continuamente, testardamente: anche quando rischia di venir sradicato in un momento. Che sia pace!