Pentecoste 2022

05 Giugno 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

 

Dagli Atti degli Apostoli (2,1-11).

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

«Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano…». La mattina del giorno di Pentecoste ci viene presentata così dall’autore degli Atti degli Apostoli: un colpo di vento, una corrente d’aria improvvisa, fragorosa, come il vento che ogni tanto butta per aria le carte della nostra scrivania, fa sbattere porte e finestre, solleva un polverone e magari spazza via anche le nubi più grigie del cielo. Esperienza che conosciamo tutti, no? Capita ogni tanto anche nelle nostre case. Capitasse anche nella chiesa, nei nostri gruppi, nelle ACLI…! Pensate con me alle tante volte in cui ci troviamo a dire che «abbiamo sempre fatto così», alle volte in cui siamo pensierosi di fronte a qualche proposta che sembra troppo innovativa e coraggiosa; pensate a quanto spesso, di fronte ad esperienze diverse dalle nostre come possono essere quelle di un missionario, ci diciamo che noi, qui, non siamo mica in missione; o pensate a tutte le volte in cui ci sconsoliamo nel constatare che nei nostri gruppi e nelle nostre celebrazioni mancano i giovani, ma poi vediamo di tener ben stretto il “potere”, la leadership, la direzione e le decisioni… Sono provocatorio, me ne rendo conto e vi chiedo scusa; però la Pentecoste ci insegna (o meglio; ce lo ricorda da duemila anni) che lo Spirito Santo di Dio non è paragonabile – con tutto il rispetto – ad una crema doposole di scarsa qualità, che fa quel che fa; no no, lo Spirito Santo è un gigantesco giro d’aria, è una Forza indescrivibile, capace di buttar per aria le nostre abitudini e di spingerci a trovare sempre modalità nuove per annunciare Gesù; ma per annunciarlo per davvero però: non come una bella storia del passato, ma come una storia vera di oggi, una storia capace ancora di cambiare in meglio la nostra storia. Beato giro d’aria allora! …se ci decidiamo a lasciar aperte le finestre del nostro cuore, della nostra intelligenza, della nostra capacità di essere accoglienti nei confronti di quel Dio che vuole sempre e solo il nostro bene. Anche rivoluzionando le cose.

Buona Pentecoste, allora!