XV domenica del Tempo Ordinario - 10 luglio 2022

10 Luglio 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore.

 

Dunque, un uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico. Questa è la location del brano del Vangelo di Luca che la liturgia ci offre questa domenica d’estate. Una domenica nella quale tanti di noi, probabilmente, avranno l’occasione di fare una passeggiata o una camminata vera e propria, o un’escursione, una scalata… l’occasione di muoversi da un posto ad un altro, insomma. Scendere da Gerusalemme a Gerico, quindi, è un’attività di spostamento abbastanza normale, simile a tanti dei nostri spostamenti. “Scendere” perché Gerusalemme è a quasi 800 mt sul livello del mare mentre Gerico è addirittura al di sotto del livello del mare. Ma al di là di tutto questo, c’è un particolare che non mi lascia pace quando incontro questa pagina di Luca: il fatto cioè che quell’uomo, scendendo da Gerusalemme, per forza di cose ha girato le spalle alla città santa, quindi ha preso la direzione opposta rispetto al luogo del Tempio di Israele, la Dimora di Dio, il posto più santo che un israelita possa immaginare. Fuori dalla metafora, quell’uomo ha girato le spalle a Dio; e si è rivolto vero Gerico, verso una depressione geografica che forse è segno di un’altra depressione: quella che scegliamo come risultato del nostro abbandonare Dio, maledettamente. Pensate: quante volte lasciamo Dio da parte o ce lo mettiamo letteralmente dietro le spalle? Quando ci ostiniamo a fare di testa nostra, a prendere decisioni che già in anticipo sappiamo essere sbagliate, quando non guardiamo in faccia al fratello e alla sorella ma guardiamo solo a noi stessi, come se avessimo davanti agli occhi una sorta di specchio perpetuo: perché siamo convinti di dover essere sempre a posto (esteticamente soprattutto, e se non lo siamo moralmente … pazienza). Quante volte anch’io, anche noi, lasciamo Dio dietro di noi… E come possiamo lamentarci se “incappiamo nei briganti”, come è successo a quel pover uomo della parabola di oggi? Come lamentarci se non ci va bene niente, se siamo sempre preoccupati, stressati o proprio depressi? Non ci viene in mente che forse (forse, ripeto) un po’ ce la siamo scelta noi la situazione di chi non è mai soddisfatto e di chi quindi si trova sempre a lamentarsi di tutto e di tutti?

“Un samaritano…”: un brav’uomo che passa, non tira dritto, si ferma, fa di tutto per portare sollievo, si prende cura. E chi è costui, se non lo stesso Signore Gesù? Quel Gesù che si prende cura di noi, che prova compassione per ciascuna e ciascuno di noi, quel Gesù che non ci pianta in asso manco a pensarci, quel Gesù che le studia tutte pur di venirci a cercare. “Un samaritano”, che in definitiva ha il volto di Gesù ma al quale anche noi, anche tu, io, tutte e tutti noi possiamo assomigliare. Già, perché la conclusione del Vangelo di oggi è chiarissima, addirittura disturbante, se la vogliamo dire così: Va’ e anche tu fa’ così. Senza sconti, senza né se né ma, senza tante storie: Va’ e anche tu fa’ così. Come il Samaritano. Come lo stesso Gesù.