II Domenica di Pasqua – 24 aprile 2022

26 Aprile 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

Dal Vangelo di Giovanni (20,19-31).

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

Ho pensato volutamente di arrivare con il post di questa domenica in ritardo. Vi chiederete perché… Proviamo a rileggere alcuni passaggi del Vangelo che ci viene proposto in questa II domenica di Pasqua. La prima parte della scena ci riporta a «la sera di quel giorno, il primo della settimana», cioè al giorno in cui prima Maria Maddalena e le altre donne e poi pian piano anche i discepoli cominciano a rendersi conto che aver trovato vuoto il sepolcro di Gesù significa non che il cadavere è stato rubato, ma che il cadavere non è più cadavere: Gesù è risorto! Cosa tutt’altro che facile da capire e da credere, evidentemente. Ecco, la sera di quello stesso giorno, il primo giorno di Pasqua della storia, Gesù si fa presente tra i suoi. Poi l’evangelista continua dicendo, nella seconda parte, che «otto giorni dopo … venne Gesù»; la scena si ripete, Gesù torna a farsi vivo tra i suoi otto giorni dopo, quindi – per dirla con il nostro linguaggio – la domenica successiva. E da quel giorno Gesù torna tra i suoi, ogni otto giorni, ogni domenica. Arrivo al dunque: la fedeltà di Gesù, la sua regolarità è uno spettacolo; quasi con precisione svizzera, ogni domenica Gesù torna tra i suoi, si fa riconoscere nel suo Vangelo, nel pane spezzato e condiviso, nella presenza dei fratelli e delle sorelle; si fa riconoscere nell’Eucaristia, che costituisce il cuore di ogni domenica cristiana. Regolarissimo è il Signore Gesù! Mentre io, invece… mentre io rischio di arrivare in ritardo, proprio come il post di questa domenica; tutt’altro che regolare sono io nel riconoscere Gesù, nel voler ascoltare il suo Vangelo, nel volerlo incontrare tra i fratelli e le sorelle, che siano in chiesa o sulle strade della mia città, nel mio posto di lavoro, nel gruppo a cui appartengo… Noi chiamiamo – brutta cosa, a parer mio – irregolari le persone che non sono a posto dal punto di vista burocratico. Ma irregolare sono anch’io, eccome: irregolare nel riconoscere che il Signore risorto non è racchiuso in una bella immagine o nei canti di Pasqua, ma è continuamente presente in ogni angolo della vita, della mia e di quella di tutti. Continuamente, regolarmente, con fedeltà assoluta!