Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine
Dal Vangelo secondo Luca (3,15-16.21-22).
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Una giornata d’estate, un tuffo in acqua, un pomeriggio di relax, qualche amico con cui fare quattro chiacchiere e bere qualcosa in serenità. Tra i tanti pregi che conosciamo l’acqua ha anche il potere di rigenerare il corpo e la mente, di riempire di freschezza e di bellezza i pensieri e i pomeriggi estivi.
La liturgia di oggi, Festa del Battesimo di Gesù, mette al centro dell’attenzione l’acqua. L’acqua del Giordano, ad essere precisi: l’acqua in cui Giovanni il Battista ha accolto decine e decine di peccatori, dicendo loro di convertirsi seriamente a Dio; l’acqua in cui il Battista ha visto immergersi anche Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio; che non aveva nessun peccato da farsi perdonare, che non aveva nessun bisogno di convertirsi, ma che ha voluto condividere la sua vita divina con quella degli uomini. Ecco, nel punto in cui il Battista ha accolto i peccatori e ha incontrato Gesù, il Giordano non assomiglia per niente ad una piscina piena di acqua limpida. Tutt’altro. Verso la conclusione del suo corso, il Giordano è fangoso, sporco, per niente invitante. Ed è proprio lì che Gesù si è immerso: nella melma del Giordano, nella melma della nostra vita, nel fango di cui tante volte è ricca la nostra storia, nella bruttura di tante nostre giornate, nella fatica di tante nostre relazioni, nella poltiglia di cui sono piene tante nostre operazioni… Lì, proprio lì Gesù ha voluto immergersi: per dirci che la sua volontà di condividere la nostra vita non è una roba da cartolina e non è nemmeno imparentata con il sogno di un pomeriggio di relax. No: Gesù mescola la sua vita con la melma della nostra: e proprio così la rende divina, più simile alla sua. Che sia sempre benedetto questo Gesù di Nazareth, immerso come noi nella fatica di ogni giorno, per fare di tutti noi i suoi fratelli e le sue sorelle.