Elezioni provinciali: rilanciare l'azione sociale e la politica

Dall’Editoriale pubblicato sul periodico Acli Trentine

“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.” Don Lorenzo Milani

Non mollare! Nessuna rassegnazione, i numeri ce lo impongono: alle elezioni provinciali per il rinnovo del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento ha votato il 58,39% degli elettori, con una flessione del 6% rispetto al risultato, già non lusinghiero, di 5 anni fa. In molti, Acli comprese, hanno lanciato appelli al voto ma era abbastanza prevedibile come questo richiamo al dovere civico fatto in prossimità delle elezioni non potesse sortire grandi effetti. La partecipazione affonda le proprie radici in un patto di comunità, dove la politica è espressione del pensiero dei cittadini e dove le istituzioni vengono frequentate quotidianamente dalla società civile. In una società dove la distanza tra il “palazzo” e la “gente” è ogni giorno maggiore è innanzitutto necessario agire per invertire questa tendenza. Anche per questo abbiamo rafforzato le nostre azione di comunità, attraverso l’avvio di nuove esperienza di vicinanza, da quelle nell’Alto Garda a quelle promosse dai nostri giovani animatori.

 

Ripartire dall’autogoverno

Per quanto riguarda i risultati, i dati sono inequivocabili. Il voto dei trentini ha riconsegnato la guida della Provincia alla colazione di centrodestra guidata dal Presidente uscente Maurizio Fugatti. Nel pieno, serio e responsabile rispetto di tale indicazione, non possiamo comunque sottrarci dall’evidenziare come questo risultato non ci soddisfi. Nei mesi precedenti il voto siamo intervenuti pubblicamente sia per proporre una nostra idea di sviluppo e sia per mettere in luce le misure assunte dalla Giunta precedente in palese conflitto con tale idea. Il modello che proponiamo è innanzitutto collettivo, concepito analizzando il complesso mosaico che si compone quando uniamo le centinaia di migliaia di istanze che le cittadine ed i cittadini ci consegnano quotidianamente. Esso poi si basa su dati di realtà: l’impoverimento crescente della popolazione (29.813 famiglie trentine sotto la soglia di povertà relativa), la crisi climatica (l’aumento di temperatura stimato per la città di Trento ed altre zone del Trentino è di circa 2° C, rispetto ad un incremento medio già allarmante dell1,2° C a livello globale), il consumo di suolo (nel biennio 2019-2021, l’incremento dei suoli sacrificati in Trentino è stato pari a 71 ettari), invecchiamento della popolazione (per ogni nato in Trentino si contano 3,8 anziani), il lavoro (i NEET in provincia sono il 17,6% della popolazione), la legalità (2023 prima sentenza di condanna per infiltrazioni mafiose). Ed, infine, è un modello che facendo leva sull’autonoma speciale confida nella nostra longeva esperienza di autogoverno e nell’antica e sapiente gestione e valorizzazione della montagna per trasformare i limiti in opportunità.

 

Bisogni e domanda di buona politica

Le elezioni sono certamente un fondamentale momento di verifica ma non devono darci nessun alibi per affievolire la nostra azione. Anzi, è proprio questo il momento di incentivare il nostro impegno dalla duplice sfaccettatura: prossimità e vicinanza ai bisogni e conseguente elaborazione di istanze politiche. Ripartiamo, quindi, dalla proposta di un patto di solidarietà tra società e politica per riprendere il filo di un destino

comune e per ristabilire un ordine di priorità che collochi l’interesse collettivo e soprattutto l’interesse delle future generazioni al centro delle scelte e delle strategie della politica. Animati da tali precise intenzioni e al fine di promuovere questo patto collettivo di solidarietà, non appena possibile, incontreremo sia la nuova Giunta che le Consigliere ed i Consiglieri della nostra Provincia.