L'intervento al 28° Congresso delle ACLI trentine

Più eguali. Per un futuro generativo di idee, proposte e valori.
Le Acli Trentine da Organizzazione Unitaria a Organizzazione Civile.
di Luca Oliver, presidente provinciale

16 gennaio 2021

Benvenuti a tutte le delegate, a tutti i delegati, alle autorità presenti ed a tutti i nostri ospiti che la normativa attuale ci ha consentito di invitare.” Questo era la prima frase del mio intervento, scritta solo quattro mesi fa e che avrei voluto leggere al Congresso convocato, per la seconda volta, il 14 ottobre 2020, pur con un pesante contingentamento delle presenze.

Purtroppo la ripresa dell’intensità e del pericolo della pandemia ci ha impedito di organizzare quel momento ed oggi, quindi, alla terza convocazione, siamo costretti ad aprire un Congresso decisamente anomalo. Senza la possibilità di un incontro reale, infatti, senza stringere mani fare due chiacchiere nei corridoi e scambiarsi una battuta mentre si pranza assieme diventa davvero complicato celebrare quello che il Congresso delle Acli in effetti è: una festa della democrazia, dell’agire sociale e della capacità di trasformare relazioni umane in pensiero ed azione.

Avremo voluto affrontare il percorso precongressuale con le tante ed interessanti assemblee e la giornata congressuale in un altro contesto, più attenti ai temi da dibattere che non ai metri di distanza, alle mascherine ed alla sanificazione degli spazi. Per questo, in più occasioni abbiamo chiesto alla Presidenza ed Consiglio Nazionale di spostare alla prossima primavera tutto il percorso. I dirigenti nazionali però hanno preferito mettere altri temi all’ordine del giorno, confermando la data del congresso nazionale prima per metà novembre e poi, in conseguenza dei nuovi DPCM, riconvocandolo in tre sessioni, di cui le prime due con modalità “online”. La prima sessione si è già tenuta il 20 dicembre, senza la presenza dei delegati trentini, visto che gli stessi potranno essere eletti solo da questo congresso. Si è inoltre deciso di obbligare i territori a realizzare i propri congressi entro il 31 gennaio con modalità “online”
e, dunque, eccoci qua.

Responsabilmente abbiamo preso atto di queste decisioni e devo ringraziare tutti i Circoli e la nostra segreteria per aver garantito il corretto svolgimento di tutto il percorso. Le Acli sono nate anche per rendere il cittadino meno solo ed indifeso nei confronti della burocrazia e ciò è ancora di grande attualità, anche quando la burocrazia da cui difenderci è quella interna, quella del “palazzo”.

Oggi però non siamo qui per polemizzare ma per confrontarci e dibattere sulle tematiche a nostro avviso prioritarie e soprattutto per provare ad immaginare come la nostra associazione può in tempi come questi ed in questi settori essere ancora più incisiva, protagonista e così capace di dare risposte, di affermare diritti e di offrire occasioni di sviluppo.

LA STRADA CHE ABBIAMO PERCORSO ASSIEME.

Le aree di impegno
Oltre quattro anni fa ho avuto l’onore di ricevere dai Delegati, a nome dei soci, e poi dai Consiglieri Provinciali la fiducia che mi ha consentito di ricoprire il ruolo di Presidente delle Acli Trentine e con esso la vostra fiducia. Non vi nascondo, che per me è stata una grande emozione. Voglio qui ringraziare Fausto Gardumi, Arrigo Dalfovo e Fabio Casagrande, I presidenti con cui sono cresciuto, per i loro insegnamento e per aver tentato di farmi comprendere il valore della nostra associazione e la responsabilità che va garantita quando si decide di assumere un ruolo al suo interno.

Da Presidente posso dire che il dialogo con voi, con i soci, con gli utenti e stata la ricchezza maggiore che ho ricevuto e che mi ha dato modo, oltre che di crescere a livello personale, di approfondire la conoscenza del nostro Trentino e di comprendere come fosse da subito necessario supportare lo sviluppo delle tematiche di maggior interesse.

Penso al lavoro svolto sul tema della sanità, oggi drammaticamente di attualità quotidiana, all’epoca dell’avvio della nostra campagna, invece, soggetto a continui tagli ed a politiche di razionalizzazione. La proposta di tornare ad investire sulla sanità territoriale per ricostruire dei presidi degni di questo nome, rimane del tutto attuale e sarà anche nel prossimo futuro uno dei temi sui quali vogliamo chiedere ulteriori confronti con la Provincia.

Provando ad interpretare l’azione di sviluppo sostenibile in chiave di una nuova alleanza tra produttori e consumatori abbiamo promosso la costruzione della Federazione Trentina del Biologico e del Biodinamico e, grazie all’impegno di Acli Terra, abbiamo potuto parlare di riutilizzo dei suoli e di un agire imprenditoriale che tra i fattori produttivi centrali deve riuscire a considerare anche la comunità di riferimento.

Ribadiamo con fermezza che i tagli ai Progetti di Solidarietà Internazionale ed all’Accoglienza perpetrati dall’attuale Governo provinciale sono un grave errore, ma non ci hanno scoraggiato. Ci hanno obbligati a concentrare la nostra attenzione, grazie all’impegno di Ipsia, sulle alternative per individuare nuove fonti di finanziamento, necessarie a sostenere un’azione per noi strategica che è quella che cerca di ridurre le disuguaglianze tra ricchi e poveri del mondo.

L’osservatorio privilegiato sulla società trentina di cui quotidianamente abbiamo l’opportunità di avvalerci, grazie ai nostri punti di contatto capillari, ci ha anche portati a lavorare sull’elaborazione di nuove politiche per il welfare anziani. La popolazione sta invecchiando ed è indispensabile preoccuparsi di costruire un sistema di welfare che tenga conto della realtà: domiciliarità, costruzione di reti territoriali di sostegno e promozione di azioni per una vita sana ed attiva sono le linee guida che hanno caratterizzato le nostre proposte elaborate grazie a all’impegno della FAP, la nostra Federazione degli Anziani e Pensionati.

La valorizzazione del ruolo della donna lavoratrice ed imprenditrice ed il tentativo di misurare identità e peso delle disuguaglianze di genere tutt’altro che cancellate dall’evoluzione della società ha caratterizzato il nostro percorso, grazie all’impegno del Coordinamento Donne e della commissione “Parità”.

L’attività di formazione alla cittadinanza sui temi dell’attualità, della politica, dell’educazione civica così come dei consumi e dei nuovi stili di vita. E ancora la formazione sui temi sociali, ambientali e dello sviluppo locale non è mancata e non dovrà mai mancare. Curare questo mix virtuoso del saper fare con il saper spiegare è un dovere per chiunque decida di impegnarsi dentro la nostra associazione.

Azioni organizzative
La costruzione di una Organizzazione Unitaria era la richiesta contenuta nella mozione conclusiva dell’ultimo Congresso e posso dire che l’impegno su questo fronte è stato molto intenso. I risultati di oggi parlano chiaro: è ormai all’ordine del giorno il lavoro condiviso tra Caf e Patronato, le scelte operative e la gestione delle diverse campagne relative ai nostri servizi. Il nostro stesso modo di raccontarci è cambiato, ora sono sempre le Acli (e non le sue parti) a comunicare i risultati acquisiti e gli obiettivi da raggiungere. Cito anche, a livello simbolico, la ristrutturazione ancora in atto delle nostre sedi di Trento che sono state ripensate proprio in funzione di rendere fattiva e concreta il più possibile la collaborazione tra i servizi e, soprattutto, tra i colleghi che li interpretano. Ne vuole essere, infine, un’ulteriore testimonianza anche la pubblicazione che vi abbiamo inviato in questi giorni “Dal seme
dell’umanità al frutto della solidarietà”, nella quale abbiamo pensato di raccontare, con maggior dettaglio rispetto a quanto sto facendo io, cosa e quanto LE ACLI hanno fatto negli ultimi due anni per le persone e come la nostra associazione rappresenta una risorsa per la comunità trentina.

Nel percorso di evoluzione abbiamo anche maturato e gestito altre esigenze, dal rinnovo degli organi direzionali di Enaip, oggi guidato dal dott. Massimo Malossini, alla riorganizzazione del Patronato che indebolito dall’indebitamento creatosi a livello nazionale ha dovuto rivedere il suo modo di incontrare l’utenza, introducendo servizi a pagamento che in Trentino, devo proprio dire, sono stati ben compresi e ci hanno addirittura premiato. Anche al vertice del Patronato trentino abbiamo avuto un cambio ed oggi questo importante servizio è diretto dal dott. Salvatore Casella. Permettetemi di ringraziare Cristina Bridi, Franco Covi e Loris Montagner per i tanti anni di collaborazione e per il prezioso contributo da loro, nel tempo, sempre garantito.

Nella primavera del 2019 abbiamo potenziato i nostri servizi turistici con la nascita di Acli Viaggi, il programma di azione era veramente intenso: potenziamento della nostra presenza territoriale, ampliamento dei servizi di viaggio, attività di formazione sui temi sociali connessi al nostro modo di fare turismo. Purtroppo però l’emergenza sanitaria in atto ci ha colpito duramente e molte delle attività programmate sono state messe in stand-by, riprenderanno appena possibile, nel frattempo un grande plauso a tutto il personale che ha saputo gestire con grande senso di responsabilità le complessità di questo periodo. Anche in questo settore abbiamo una novità al vertice, la dott.ssa Eliana di Girolamo. Oltre a lei voglio anche ringraziare Marta Fontanari per la sua dedizione e competenza quale direttrice del CTA oltre che per gli importanti ruoli nazionali che ha ricoperto.

Azione sociale e politica
L’azione sociale per noi passa soprattutto per la formazione: dare ai cittadini gli strumenti utili ad una lettura critica e costruttiva delle dinamiche socio-politiche è essenziale. Questo ha fatto la nostra Scuola di Comunità arrivando ad organizzare un percorso formativo per i candidati alle ultime elezioni amministrative ed accompagnando un interessante laboratorio di preparazione alla politica nel contesto urbano di Rovereto “Officina Comune”.

Intensi sono i contatti con le Istituzioni provinciali, in questi ultimi mesi. Agli Assessori, ai quali riconosco una grande disponibilità all’ascolto, abbiamo chiesto di esaminare le nostre proposte soprattutto per delineare le priorità sulle quali concentrare l’attenzione in questa fase delicata della nostra storia e nelle aree dove è necessario investire dopo l’esperienza maturata a causa del Covid. Ci auguriamo che dalla fase di ascolto e di esame, dalle nostre proposte possano nascere una serie di azioni condivise che siano d’aiuto ai soggetti oggi più fragili ed esposti.

La più grande scommessa di questi anni, lo dico con soddisfazione, ha per titolo “Ricostruire Comunità”. Anche la nostra associazione potrà essere più vitale se il paese, la valle o la città nella quale operiamo sarà più vitale: questo il mantra divenuto per noi ormai motivo di impegno per il quale non posso che ringraziare il dott. Stefano Sarzi Sartori. Per rendere più vitale la comunità di riferimento non potevamo attendere la “mano invisibile”, era necessario imboccarci le maniche ed impegnarci in prima persona. Ringrazio, ancora una volta Mezzolombardo, la Rotaliana, e poi il Primiero per averci consentito di testare questa nostra idea che oggi è convalidata dai tanti risultati ottenuti. Ricordo il convegno organizzato a febbraio dello scorso anno e le esperienze illustrate in quella sede così come gli interventi dei Sindaci e amministratori locali, i quali hanno riconosciuto l’importanza di avviare e supportare un processo di tale qualità e portata. Mi preme evidenziare che molti sono i Circoli che operano, da sempre, in un contesto comunitario con l’obiettivo costante di “dare” opportunità continue e tradurre la propria presenza in un valore aggiunto per le persone, compito del livello provinciale deve proprio essere quello di sostenere con la massima intensità queste esperienze offrendo momenti di elaborazione e strumenti per potenziare l’efficacia delle proprie azioni.

La pandemia
Spero di avervi chiarito l’impegnativo percorso che ha portato le ACLI a raggiungere molti degli obiettivi che ci eravamo prefissati e di questo voglio sinceramente ringraziare l’impegno profuso dai membri della Presidenza, dai Consiglieri Provinciali e dai Presidenti di Circolo. Nulla però ci aveva preparato a quanto è accaduto a partire dal mese di febbraio dello scorso anno. Il virus ci ha colpito proprio lì dove sono i valori che noi consideriamo alla base di un vivere di qualità: le relazioni amicali, la vicinanza, gli abbracci, le strette di mano, lo stare in compagnia.

Il virus, purtroppo, ci ha colpito anche nelle amicizie. Voglio qui ricordare Guido Scalet, il Guido delle Acli come erano abituati a chiamarlo nel Primiero, scomparso qualche giorno fa. Guido incarnava quello che le Acli sono, ma ancora più quello che le Acli aspirerebbero a diventare, ma a volte fanno fatica ad essere: impegno, professionalità, dedizione, cura, generosità… è davvero difficile pensare che non potremo più confrontarci con lui e chiedere il suo aiuto. Valuteremo come ricordare Guido nel modo più utile alle presenti e future generazioni, ora consentitemi però di dedicare qualche istante di raccoglimento alla sua memoria.

Per quanto possibile e nelle nostre possibilità le Acli Trentine hanno reagito alla pandemia e devo dire che la nostra reazione è stata, ancora una volta, all’altezza della situazione: i nostri sportelli, chiusi per legge alla presenza fisica degli utenti, sono stati riaperti in tempi record per accogliere al meglio, tramite telefono e mail, e per continuare a fornire le risposte di cui le persone, durante il periodo del lockdown, avevano ancora più bisogno. I nostri Centri di formazione professionale, in pochi giorni, hanno realizzato un sistema efficacie ed efficiente di didattica online che ha consentito a tutte le ragazze ed a tutti i ragazzi di terminare l’anno scolastico. A livello associativo devo ringraziare coloro che hanno partecipato, nonostante le difficoltà, alle azioni di solidarietà per la consegna di medicinali, pacchi alimentari, vestiti ed altri generi di prima necessità. Ricordo poi le pillole di compagnia, iniziativa intelligente ed efficace per farci sentire vicini, anche se a distanza. Infine voglio ringraziare tutti per il risultato della raccolta fondi organizzata e conclusa in tempi record, tramite la quale siamo riusciti a consegnare 40.000 Euro alla sanità trentina, nel momento di maggiori necessità.

Anche se nelle righe sopra ho utilizzato i verbi al passato, come ben sappiamo e come dimostrano le modalità con cui abbiamo dovuto organizzare l’odierna assemblea, la pandemia è drammaticamente attuale. Io posso solo dire che le Acli continueranno a svolgere il loro compito, garantendo a tutti le migliori risposte che le regole in vigore ci consentiranno di dare, investendo risorse sulla protezione del personale e degli utenti, provando ad immaginare percorsi ed azioni associative possibili nonostante i vincoli ai quali siamo costretti.

Voglio inoltre ribadire che la prossimità, vero perno dell’azione aclista, oltre all’evidente allusione alla vicinanza fisica tra le persone, si riferisce, più profondamente, ad un sentimento di umanità. Essere prossimi è, soprattutto, desiderare il bene per un nostro simile e ciò si realizza solo se si conoscono quali sono i bisogni di quella persona, se si è motivati da una precisa volontà di operare nell’interesse altrui, abbandonando logiche prettamente individualistiche, ed infine se si rispetta la libertà altrui, in quanto volere il bene dell’altro vuol dire valorizzare ciò che quella persona è. Come è facile intuire, quindi, anche in un contesto di limitazioni al contatto fisico, nulla ci impedisce di investire le nostre intelligenze per proseguire nel nostro lavoro di prossimità.

CONGRESSO E FUTURO
Prima di entrare nel merito dei temi congressuali che rappresenteranno anche le direttrici del nostro impegno futuro, è doverosa una premessa. Seguendo le orme di chi ci ha preceduto, in questi ultimi anni le Acli Trentine hanno lavorato per cercare di consolidare sempre più la propria stabilità patrimoniale, rinforzando la propria rete territoriale in modo efficiente e razionale. Tutto ciò mi consente oggi di affermare che le scelte che faremo e che le azioni che intraprenderemo saranno dettate solo dalla nostra volontà, non dovendo negoziare né con le banche, né con l’ente pubblico alcunché in merito alla nostra idea di sviluppo. Questa premessa mi serve per poter affermare con forza che le Acli trentine possono continuare ad essere credibili, a garantire quella fiducia che oggi, più di ieri, deriva dalla consapevolezza
diffusa tra i cittadini che la nostra unica spinta è la ricerca del bene comune. Lasciatemelo dire
con orgoglio, di questi tempi non è cosa da poco.

Lotta alle disuguaglianze
La ricchezza globale resta fortemente concentrata al vertice della piramide distributiva: l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva nel 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta dai restanti 6,9 miliardi di persone. Nel mondo poco più di duemila miliardari detengono una ricchezza pari a quella di 4,6 miliardi di persone “normali”, circa il 60% della popolazione globale.

Il patrimonio delle 22 persone più facoltose è superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.

Tra gli Italiani, il 10% più ricco possiede oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero. Ricchezza cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del reddito dei più poveri del 36,6%.

L’anno scorso inoltre, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani superava
quanto detenuto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale.

La questione delle diseguaglianze pone il problema politico della redistribuzione e della
giustizia sociale sia a livello globale che locale. La diseguaglianza economica è la fonte del disequilibrio internazionale, della corsa forsennata delle grandi potenze turbo capitaliste al landgrabbing (accaparramento di terre come nel caso della Cina in Africa), dei conflitti armati che dissanguano diversi continenti e producono ogni anno centinaia di migliaia di sfollati, fuggitivi, rifugiati, immigrati e clandestini.

La diseguaglianza economica, per il suo bisogno continuo e massiccio di fonti energetiche non
rinnovabili, è inoltre la causa primaria dell’inquinamento globale e dell’iperconsumo di
materie prime finalizzate alla crescita dei profitti. Essa è inoltre all’origine del problema della fame e della povertà, fenomeni che si sono evidenziati sempre di più anche nel nostro paese.

Oggi in Italia le persone che non riescono a permettersi un’alimentazione adeguata, una casa riscaldata e il minimo necessario per vestirsi o curarsi sono 5 milioni e la situazione in Trentino non può certo dirsi felice. Secondo i dati della Provincia autonoma in Trentino il reddito familiare è più alto di quello medio italiano, ma la distanza tra i più ricchi e i più poveri si è accentuata mentre il 5% della popolazione adulta dichiara di avere molte difficoltà economiche e l’8% delle famiglie è in condizioni di povertà relativa. In Trentino le famiglie povere sono circa 18 mila su 235 mila. Vivono in queste condizioni un po’ più di 40 mila persone.

Le soglie di povertà relativa indicano famiglie che non possono permettersi altro, se non le spese essenziali. Tra esse ci sono coloro che sono in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito, i nuclei familiari che non possono sostenere una spesa imprevista ad esempio di carattere sanitario, le famiglie che non possono permettersi ferie lontano da casa.

Ma vi sono situazioni ancora peggiori come viene riportato dalla Caritas di Trento nel suo rapporto annuale: chi perde il lavoro a cinquant’anni, chi cade nella dipendenza da sostanze o dal gioco d’azzardo, l’immigrato che fa lavori precari in attesa del permesso di soggiorno.

Le diseguaglianze non piovono dal cielo, ma sono la conseguenza di un’economia che ha perso il proprio senso di umanità: di fronte a questa situazione le Acli non possono che rivendicare la propria collocazione politica nell’alveo della lotta alle discriminazioni e dell’impegno per un mondo più giusto, equo ed egualitario.

La riconversione ecologica dell’economia
La crisi economica che stiamo attraversando a partire dal 2008 ha messo in evidenza che per la sua soluzione perfino gli Economisti non avevano sufficientemente tenuto conto di un parametro fondamentale: i limiti del Pianeta Terra.

La scienza Economica sì è occupata di prevedere gli scenari per arrivare ad una crescita infinita senza tener conto delle gravi ricadute che essa procura all’intero Pianeta, delle quali, continuamente sollecitati dagli Scienziati dell’Ambiente, già oggi ci accorgiamo. I danni, ormai quasi inevitabili, a meno di un totale ripensamento dello sviluppo, ricadono inevitabilmente sulle generazioni future, le quali potranno essere testimoni del nostro totale fallimento sia dal punto di vista economico che rispetto alla nostra condotta morale. Generazioni che saranno chiamate a raddrizzare la barra del timone a prezzo di grandi sacrifici.

Dobbiamo perciò preparaci a rispondere con coraggio e sincerità alla domanda del “Bambino Immaginario” che c’interrogherà circa la nostra personalissima responsabilità ed il nostro ruolo rispetto a questo tetro scenario. Per fortuna questa necessità di un cambio di passo ci viene ricordata con straordinaria concretezza dalla generazione dei più giovani, anzi dei giovanissimi che hanno riempito con pazienza, caparbietà e civiltà le piazze di tutto il mondo denunciando come un futuro per loro potrebbe non esserci a causa delle scelte sbagliate della politica e dell’economia. Questi giovani ci ricordano che serve una rivoluzione culturale, sociale, economica e politica.

E’ ormai urgente un cambio di paradigma, ecologia integrale la chiama Papa Francesco, intendendo con questo il fatto che i temi ambientali non possono più essere considerati patrimonio dei soli ambientalisti, ma devono interessare tutti gli ambiti delle sfera economica, sociale e politica. Serve, quindi, un forte rilancio delle energie rinnovabili, sostanziosi interventi per il risparmio e l’efficienza energetica, un rafforzamento della gestione sostenibile delle foreste, misure di contrasto al consumo di suolo, la messa in sicurezza delle infrastrutture e dei territori, una rilevante riduzione dei consumi di idrocarburi investendo nel trasporto pubblico e nei mezzi alternativi.

L’ipotesi del Nuovo Accordo Mondiale per il Pianeta, quello che viene chiamato, a livello internazionale, il “Green New Deal” rappresenta l’unico elemento effettivamente competitivo dell’occidente capitalistico nei confronti degli altri paesi emergenti.

L’ambiente rappresenterà, con sempre maggiore insistenza, il vero plus, il vero tratto distintivo attraverso il quale l’Europa ed il Mediterraneo potranno vantare punti di vantaggio verso gli altri sistemi produttivi facendo tesoro di una millenaria cultura orientata allo sviluppo umano in piena sintonia con i sistemi ecologici che lo sostengono.

Il lavoro
Gli scenari aperti dalla quarta rivoluzione industriale sono lo specchio di una profonda e radicale trasformazione economica e sociale del lavoro.

La transizione verso l’Industria 4.0 rappresenta una trasformazione tecnologica che sta investendo tutti i domini dell’economia: la produzione, il consumo, i trasporti e le comunicazioni. Le tecnologie e l’intelligenza artificiale stanno sostituendo progressivamente il lavoro umano.

Il mondo del lavoro sta cambiando: mutano le mansioni, le competenze richieste, così come i luoghi e i tempi di produzione. Stiamo assistendo al tramonto della spinta propulsiva dell’industrialismo, sia come modello di produzione e consumo, sia come modello di inclusione e cittadinanza. Il tipico lavoro salariato, sia impiegatizio o di fabbrica, così come le mansioni artigiane e manuali, stanno arretrando sempre più a fronte dell’emergere di moltitudini di lavoratori atipici e precari, ma anche di fronte all’emergere di nuove opportunità di sviluppo occupazionale a partire dall’agricoltura, dal turismo e dalla green economy.

Il 2021 sarà un anno drasticamente delicato per il lavoro. Con la fine del blocco dei licenziamenti e le difficoltà in cui le imprese di alcuni settori versano, a causa della pandemia, il rischio di avere effetti devastanti sia dal punto di vista economico che sociale è elevatissimo.

In questa situazione, una posizione semplicemente rivendicativa del lavoro sarebbe insufficiente in quanto, specie in Trentino, il lavoro va creato facendo leva, innanzitutto, sulle vocazioni e le potenzialità inespresse nei nostri territori.

Le Acli chiedono in primis alla Provincia di mettere in campo misure straordinarie, realmente in grado di sostenere la nostra comunità in questo periodo e di preparare il terreno per una ripresa, non appena l’emergenza sanitaria lo consentirà. Rafforzare le politiche attive del lavoro, per sostenere i disoccupati nei percorsi di riqualificazione professionale e di nuova occupazione è una cosa che non solo chiediamo venga fatta, ma per la quale chiediamo anche di essere coinvolti.

Le Acli, attraverso l’Enaip Trentino, con i suoi 9 Centri di Formazione Professionale e oltre
3.200 studenti frequentanti, rappresentano infatti un patrimonio non solo formativo, educativo e didattico, ma anche e soprattutto un punto di riferimento essenziale per lo sviluppo economico delle nostre vallate. Quando parliamo di Enaip parliamo del modo attraverso il quale le Acli si occupano e si pre-occupano del lavoro. In questa fase così delicata noi ci mettiamo a disposizione, come ho già detto vogliamo e dobbiamo essere una risorsa per la nostra comunità.

Anche attraverso i nostri Circoli immaginavamo di offrire alcune opportunità. Attraverso percorsi partecipati è, infatti, possibile attivare nei territori dei veri e propri “laboratori per lo sviluppo locale”.

L’obiettivo è quello di dare vita a delle filiere organizzate attraverso il coinvolgimento a vari livelli dei nostri CFP, delle famiglie, dei Circoli Acli, dei portatori di interesse, delle forze economiche ed imprenditoriali, delle componenti della società civile per contribuire a delineare idee e progetti per un futuro economico ed occupazionale delle nostre vallate. Per dare maggior forza a questa intenzione abbiamo stretto un accordo con la facoltà di Economia dell’Università di Trento. Le Acli finanzieranno un assegno di ricerca con il quale un giovane o una giovane laureata potrà dedicarsi alla messa a punto di modelli per l’avvio concreto di nuove esperienze associative, imprenditoriali ed a nuove occasioni di lavoro legate alla produzione di beni comuni e relazionali come possono essere i servizi di cura e assistenza alla persona e/o alle famiglie, il welfare di comunità, la manutenzione e il ripristino del territorio, la tutela e il risanamento dell’ambiente, gli interventi per la rigenerazione urbana e la riqualificazione degli spazi pubblici, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, i servizi sociali ed educativi.

Traghettare il lavoro oltre una mera dimensione rivendicativa tipica del Novecento verso la possibilità di rispondere a bisogni sociali urgenti ma insoddisfatti è un compito che i soggetti del Terzo Settore vogliono e devono fare proprio.

Dal welfare redistributivo al welfare generativo
A partire dagli ultimi decenni del Novecento si è chiusa definitivamente la lunga età dell’oro che aveva caratterizzato lo sviluppo industriale dell’Occidente e del Giappone con l’espansione delle politiche sociali gestite dallo Stato.

Le rappresentanze politiche ed istituzionali del movimento dei lavoratori, degli operai e dei contadini, avevano contribuito con le loro lotte all’edificazione dello Stato sociale di tipo keynesiano e all’affermazione della società dei diritti e dell’inclusione. Nasceva in questo modo il sistema di welfare redistributivo frutto del compromesso socialdemocratico fra Capitale e Lavoro, fra “padroni ed operai”, che consentì di riversare importanti risorse finanziare verso l’assistenza e la previdenza in cambio della pace sociale.

Lavoro e cittadinanza diventarono sinonimi di diritti di inclusione: scuola, sanità, casa, pensione.

Questa lunga parabola espansiva corrispose alla massima espressione dell’identità aclista sia come movimento culturale e civile, sia come servizi e formazione.

Oggi lo Stato sociale è pesantemente arretrato sulla spinta delle privatizzazioni e del ritorno a modelli culturali che hanno privilegiato l’egoismo e l’individualismo.

Il passaggio d’epoca che abbiamo di fronte obbliga e ripensare i presidi della solidarietà attraverso la rimodulazione della nostra presenza nella società con i nostri servizi e la capacità di fornire alle nuove classi lavoratrici nuove forme di rappresentanza, sostegno ed accompagnamento.

Non è vero che non ci sono i giovani. E’ vero semmai che i presidi e le organizzazioni nate nel Novecento non sono in grado di attirarne l’interesse e l’entusiasmo.

Per non diventare uno strumento di garanzia per i già garantiti, per non deperire assieme al “mondo di ieri” ed essere sganciate dai processi attuali, le Acli intendono rinnovare la loro presenza nella società lavorando innanzitutto alla transizione dal welfare redistributivo del passato al welfare generativo del presente.

Si tratta di un passaggio fondamentale per ribadire la nostra sintonia con i bisogni del paese reale nel segno dello spirito di auto organizzazione della società.

Secondo la Fondazione Zancan “va superato un modello di welfare basato quasi esclusivamente su uno Stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e i trasferimenti monetari. Serve un welfare che sia in grado di rigenerare le risorse (già) disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi di politica sociale”.

Le Acli possono svolgere un ruolo di incubatore di proposte di welfare generativo e di comunità attivandosi a partire dai Circoli per comunicare alle istituzioni ed agli enti preposti innovative forme di intervento e sostegno alla comunità.

Oltre ad un ruolo attivo nei confronti della Provincia autonoma per le erogazioni di servizi tradizionali, le Acli possono pertanto svolgere un ruolo proattivo per costruire proposte di welfare generativo locale, esperienze di nuovo mutualismo, muto aiuto e cooperazione sociale valorizzando le risorse esistenti per convogliarle verso iniziative di solidarietà.

Importanti a riguardo anche le iniziative delle Acli sul fronte della formazione e della valorizzazione dei volontari e delle volontarie all’interno del sistema trentino tanto che si profila come necessaria anche una riforma del sistema contributivo e previdenziale attraverso la quale riconoscere, anche dal punto di vista fiscale e pensionistico, il ruolo del volontariato nelle esperienze di cura alla persona.

Ricostruire Comunità: germogli di generatività sociale a partire dal territorio.
Il tema del welfare generativo sollecita un ripensamento relativo alle potenzialità che la società trentina ancora dispone sia dal punto di vista del patrimonio umanistico individuale, sia dal punto di vista delle risorse collettive, delle proprietà pubbliche e dei beni comuni.

Di fronte alla crisi economica in genere si esprimono due atteggiamenti che spingono la società in due direzioni opposte.

In primo luogo può prevalere una spinta alla chiusura egoistica che si esprime attraverso la composizione di comunità esclusive che tendono ad emarginare i più deboli e a rafforzare i più forti.

Un altro atteggiamento è invece quello che tende a rafforzare la comunità originaria, quella che, nel caso del Trentino, fa riferimento ai valori della fraternità, della cooperazione e del mutuo aiuto. Una comunità che unisce anziché dividere i più deboli, ma anche coloro che sono più disponibili a dare anziché a ricevere.

É in questi frangenti che la gente può riscoprire i veri sentimenti della solidarietà ed i veri valori dello stare insieme ed è su questo versante dell’umanità che le Acli hanno scelto di esistere e di agire per affermare un’idea di futuro condivisa e possibile.

Solidarietà con le persone, solidarietà con il creato, solidarietà con le future generazioni. Sono questi gli elementi che prefigurano una possibile riforma della politica, un rinnovamento delle classi dirigenti ed il rilancio di un nuovo modello di sviluppo economico.

É quanto le Acli Trentine hanno inteso portare avanti con l’esperienza di Ricostruire Comunità a partire dalla Rotaliana per passare al Primiero e, nel prossimo periodo, ad altre vallate della nostra provincia.

L’obiettivo è quello di organizzare dal basso attività, progetti operativi di mutuo aiuto, assistenza ed accompagnamento dei soggetti più deboli o colpiti dalla disoccupazione, esperienze di animazione sociale, ma anche vere e proprie iniziative di sviluppo economico per rafforzare la coesione interna, lo spirito di collaborazione e la stessa competitività nelle nostre vallate.

Un percorso che guarda alla generatività sociale e alla costruzione partecipata del sistema di welfare di comunità come all’obiettivo prioritario e caratterizzante il ruolo pubblico delle Acli Trentine nei prossimi anni. Un percorso che supera la distanza fra il centro e le vallate trentine assumendo e condividendo la domanda di attenzione e supporto espressa da queste ultime nel segno della sussidiarietà e della responsabilità. Un percorso che infine ci auguriamo possa essere ulteriormente implementato grazie anche all’interesse per le proposte di rigenerazione dei Circoli Acli che si stanno profilando in conseguenza dell’avvio del corso di formazione per in nostri dirigenti che abbiamo significativamente titolato: “Comunità, bisogni e nuova azione sociale”.

Essere Organizzazione Civile: punto di riferimento per le moltitudini operose.
E qui veniamo al punto centrale del nostro congresso: il passaggio che abbiamo indicato nel nostro percorso di avvicinamento a questa scadenza verso la costituzione delle Acli come vera e propria Organizzazione Civile.

Che cosa significa tutto questo? Significa dare vita ad un’impresa sociale dentro la quale il cittadino può trovare un punto di riferimento globale per il soddisfacimento di tutti i bisogni sociali e di cittadinanza, oltre a validi motivi per costruire nuove forme di partecipazione attiva nella società, servizi e facilitazioni sul fronte del consumo e dei diritti/tutela degli utenti, nuove forme di servizio e rappresentanza del mondo del lavoro autonomo e professionale, proposte formative per la crescita della coscienza democratica e politica, strumenti di promozione umana e di salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio storico e culturale. Il passaggio da Organizzazione unitaria a Organizzazione civile rappresenta dunque il salto di qualità che può imprimersi nelle Acli a partire da questo congresso.

Essere Organizzazione di cittadine e cittadini operosi significa in primo luogo lavorare per trasformare i nostri 180 mila contatti con l’utenza in 180 mila legami associativi. Non necessariamente adesioni formali al movimento, ma affiliazioni ideali e sostanziali ad una grande Organizzazione che si prende cura del singolo utente, della famiglia, del territorio e lavora per il loro benessere ed emancipazione lungo tutto il percorso di vita della persona.

L’efficienza della nostra organizzazione sarà misurata dalla capacità che avremo di sviluppare proposte generative a partire dalla nostra base associativa e dalla nostra utenza.

Per fare questo è necessario lavorare sulla nostra classe dirigente, programmare e progettare nuovi servizi di promozione ed inclusione sociale e soprattutto articolare un grande ed innovativo progetto di comunicazione unitaria per caratterizzare il “linguaggio aclista” a partire dal nostro tratto caratteristico ed originale che si esprime nel “parlare con il fare”.

L’accreditamento politico, ovvero la capacità di schierarci rispetto alla dialettica e al confronto sul piano elettorale e della composizione delle soluzioni di governo sia locale, sia provinciale sia nazionale, avverrà sulla base della volontà dei nostri interlocutori di schierarsi o meno rispetto ai nostri valori che sono e rimangono quelli del Vangelo, della Costituzione, della difesa dei più deboli e della salvaguardia dei Beni Comuni.

Valori che delineano alcuni assi di sviluppo futuri che spaziano dalla riconversione del sistema economico al rilancio del lavoro, dalla generatività sociale allo sviluppo della coesione sociale all’interno delle nostre comunità. Questo passaggio prefigura un “confronto paritetico” con la politica e deve ancorarsi ad una solida autonomia di pensiero e indipendenza della nostra Organizzazione rispetto ai partiti ed alle istituzioni.

Queste considerazioni, unitamente all’emergenza Covid e alle problematiche legate al rinnovamento della nostra base associativa, ripropongono con urgenza il tema della formazione e del rafforzamento della nostra classe dirigente di fronte alle nuove sfide che interesseranno le nostre comunità nei prossimi anni.

CONCLUSIONE
Concludo con l’auspicio che quanto avete ascoltato possa aver costruito nella vostra mente un’immagine precisa delle Acli Trentine. Un’immagine di un’organizzazione solida, con una chiara idea della situazione nella quale stiamo vivendo, con una chiara idea di quelle che sono le nostre priorità e le nostre sfide e con la certezza di alcuni modelli organizzativi e di azione pensati e testati per renderci operativi e concreti nell’evolvere il nostro impegno.

La nostra, fortunatamente, rimane una grande organizzazione di persone e per raggiungere qualsiasi obiettivo richiede l’impegno di ciascuno di noi e di tutte le persone di buona volontà che incontreremo nel nostro percorso. Come diceva Don Milani, in una frase a me cara “Ho insegnato che il problema dell’altro è uguale al mio. Sortirne da soli è l’avarizia. Sortirne tutti insieme è la politica”.

Sono orgoglioso di aver guidato le ACLI Trentine in questi ultimi quattro anni, grazie al vostro aiuto ed al vostro sostegno, e mi piace concludere questo intervento, assicurandovi la mia personale disponibilità a mantenere il mio impegno anche nel prossimo mandato che la giornata di oggi apre. Auguro, quindi, a tutti i Delegati ed a tutti gli aclisti che si possa, più forti di prima, “sortirne tutti assieme”.

Vi ringrazio e vi abbraccio, tutte e tutti.