Corpus Domini 2022

20 Giugno 2022

Corpus Domini 2022

Commento a cura di Don Cristiano Bettega, Accompagnatore per la Vita Cristiana delle ACLI Trentine

 

«Fate questo in memoria di me». Il prete ripete queste parole ogni volta che presiede l’Eucaristia con la sua gente; gente che di solito a questo momento è in ginocchio, in silenzio, in adorazione. «Fate questo in memoria di me». Sono parole di Gesù che riassumono il significato della festa di oggi il Corpus Domini, la festa cioè che ci ricorda l’infinito valore del suo Corpo e del suo Sangue, il valore incommensurabile di quell’Eucaristia che da duemila anni caratterizza la domenica dei cristiani. «Fate questo in memoria di me». Parole che Paolo ci riporta, così come lui stesso le ha ricevute; ce lo racconta nella seconda lettura di questa domenica del Corpus Domini:

Fratelli e sorelle, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga (1Cor 11,23-26).

“Fate”: non solo “celebrate, cantate, dipingete, raffigurate”; e nemmeno soltanto “adorate, onorate, portate in processione per le vie delle vostre città”. Ma “fate”: e il verbo “fare”, lo sappiamo, è uno dei verbi più usati ed elementari: lo sa benissimo ogni straniero che impara l’italiano e che utilizza il verbo fare in centinaia di situazioni.

Cosa ci dice questo? Ci dice che l’Eucaristia è un gesto, è uno stile di vita; forse è anche una rivoluzione. E ce lo ripetono due particolari del Vangelo di oggi, che ci viene offerto dall’evangelista Luca (9,11-17):

Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Il primo particolare è la reazione dei discepoli: «Congeda la folla – dicono a Gesù – perché qui siamo in una zona deserta». Con cinquemila uomini siamo in una zona deserta?!? Forse sono i discepoli che non sanno accogliere, che non sanno accorgersi che il deserto non è attorno a loro, ma dentro di loro. E infatti dicono a Gesù molto sbrigativamente di congedare la folla, di mandarli tutti a casa perché loro, i discepoli, non sanno cosa fare con tutta questa gente. A differenza di Gesù, che li invita invece a farli sedere: Gesù che quindi accoglie la gente, vuole accorgersi di tutte queste persone, vuole prendersi cura di loro. Quindi questo primo particolare ci ricorda che eucaristia significa accorgersi dell’altro che ho vicino a me; l’Eucaristia, in altre parole, è l’esatto contrario dell’individualismo.

E lo conferma il secondo particolare, lì dove Gesù dice ai discepoli di farli sedere «a gruppi di cinquanta». Da cinquemila a cinquanta: da una massa informe, dove nessuno conosce nessuno, ad un gruppo più piccolo, dove tutti conoscono tutti. Mi pare che questo sia un fortissimo appello alla nostra fame di comunità; Eucaristia significa fraternità e sororità, significa condivisione, guardarsi negli occhi e riconoscersi fratelli e sorelle.

«Fate questo in memoria di me». Fratelli e sorelle, facciamo realmente questo, impegniamoci a fare questo: e sarà Eucaristia per davvero!