di Luca Oliver, Presidente ACLI trentine
Nell’affrontare il tema “Covid” ci troviamo spesso a parlare del “dopo”, di come dovrà essere il modo una volta superata l’emergenza e delle tante lezioni che stiamo imparando. Tutte cose vere e sacrosante, sarebbe imperdonabile se da quest’esperienza non riuscissimo a trarre indizi preziosi sul “come” l’impianto della nostra società debba essere ristrutturato, ma ciò non toglie che mentre scrivo queste righe è il presente a farla da padrone. Sono i dati sull’aumento dei contagi e le notizie di chiusure, più o meno selettive, quelle prioritarie su tutti i media. Oltre che preoccuparsi del futuro, quindi, è molto importante avere ben chiara la necessità di concentraci sul “qui ed ora”, sulla necessità di fare appello a tutti i nostri strumenti per riuscire a mettere in campo il maggior numero di risposte ai bisogni che questa rinnovata potenza della pandemia fa emergere.
Come ha evidenziato Papa Francesco “la realtà è più importante dell’idea”, la realtà è il “fatto” con il quale mi scontro che posso provare a comprendere, ma che non è a disposizione del mio tentativo di manipolazione. L’idea deve servire non solo ad interpretare il passato, ma anche a tracciare le traiettorie del futuro, sforzo però che nella sua tensione non deve far dimenticare il bisogno attuale e la necessità di agire concretamente per introdurre cambiamenti concreti. “Il dire con il fare”, per dirla con uno slogan tanto caro alle Acli, è oggi quanto mai il nostro modus operandi.
Siamo quindi al lavoro per rendere più efficacie l’erogazione dei nostri servizi con modalità sicure e, quando serve, a distanza, per organizzare formazione con modalità telematiche e per assicurare la presenza di punti di ascolto per le più svariate necessità.
Il laboratorio più complesso è quello aperto sulle attività associative, fortemente penalizzate dalle norme più recenti, nell’ottica di limitare il più possibile i contagi. Nulla da dire rispetto a questo obiettivo, ovviamente, ma l’appello che mi sento di condividere con tutti voi e quello di garantire comunque l’attenzione necessaria ai soggetti del Terzo Settore. Soggetti che, anche nei mesi scorsi, nei momenti più delicati, sono riusciti a dimostrare la loro capacità di resilienza, continuando ad operare nei settori di maggior fragilità e proseguendo a svolgere quel ruolo di presidio comunitario ancora più necessario, in momenti come questi. Non è più accettabile che il legislatore non sia in grado di distinguere l’attività sociale e comunitaria da quella puramente ludica e di svago, come emerge anche dagli ultimissimi decreti. Il Terzo Settore da lavoro a più di 1 milione di persone, si avvale delle energie di 5,5 milioni di volontari, genera un valore economico stimato di circa 80 miliardi di euro, pari a circa il 5% del PIL nazionale, ed eroga servizi a 26,3 milioni di cittadini, oltre un terzo della popolazione italiana.
Continuiamo, quindi, a lavorare sull’elaborazione di un modello di vita e di società migliore, ma nel contempo sosteniamo i soggetti, come le ACLI, che riescono a farlo pur impegnati quotidianamente a fianco delle persone.