Le Acli: laboratorio di idee e fucina di progetti

L’intervista di Walter Nicoletti a Luca Oliver in vista del prossimo Congresso delle ACLI trentine

Ancora una volta le ACLI si vedono impegnate nella chiusura di un ciclo di impegni e nell’apertura di una nuova fase contrassegnata dell’emergere di nuove sfide, non ultima quella della pandemia e del conseguente peggioramento della situazione economica e sociale. Luca, quali sono i progetti realizzati nel corso del tuo mandato che ritieni più importanti e rappresentativi?

Ritengo sia stato il rafforzamento e lo sviluppo del percorso di unificazione dei servizi che ci ha portato verso l’attuale modello di Organizzazione unitaria. Si è trattato di un percorso che ha coinvolto in primo luogo il personale e i direttori e che di fatto ha contribuito allo sviluppo di una nuova cultura associativa e di servizio rivolta all’utente finale. Un esempio in tal senso è stata la recente guida “Diventare genitori” ma sono altri e ancora più diversificati gli esempi che testimoniano della crescita del livello di collaborazione e sinergia interna.

Il secondo progetto per il quale possiamo essere orgogliosi è stato quello di Ricostruire comunità portato avanti in Rotaliana e nel Primiero. Si tratta del nuovo modo di intendere il nostro sviluppo associativo che parte dall’analisi dei problemi e dei bisogni delle nostre comunità e dall’idea che le ACLI partecipino al destino del loro territorio insieme agli altri soggetti attivi che operano a livello locale.

Come valuti la situazione sociale che caratterizza in questo momento la nostra provincia anche alla luce dell’emergenza Covid?

In questi anni abbiamo assistito al progressivo allentamento delle tradizionali reti di protezione che erano date dalle relazioni famigliari e comunitarie di un tempo. Reti che non sono state sostituite da altre forme di aiuto e che pertanto rappresentano dei punti di debolezza alquanto evidenti.

In secondo luogo abbiamo assistito all’avanzamento della crisi economica ed occupazionale e alla crescita delle povertà, fattori che non sono stati assorbiti da un adeguato sistema di welfare.

A tutto questo si aggiunge l’inadeguatezza dell’impalcatura tradizionale dello stato sociale, ancorata alla previdenza e all’assistenza verso i lavoratori dipendenti, che di fatto non riesce a dare risposte soddisfacenti alle nuove generazioni di precari.

La pandemia non ha fatto altro che aggravare una situazione già pesantemente segnata dalla crisi. Chi era solo è rimasto ancora più solo e chi era fragile, si è trovato ad essere ancora più fragile. Ricordiamoci poi che siamo alle porte di un periodo critico, visto che le misure di protezione messe in atto dal governo nazionale, come le moratorie delle rate dei mutui, il rinvio delle scadenze fiscali, il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione straordinaria, stanno giungendo al termine. Per affrontare un momento così delicato servono idee chiare e la ferma volontà a non lasciare nessuno indietro.

A livello politico abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una serie di cambiamenti radicali, specie in Trentino. Qual è la tua valutazione in proposito e quale dovrebbe essere il ruolo delle Acli in futuro rispetto alla politica e alle istituzioni?

La politica di oggi soffre soprattutto del fatto che si avvale per il consenso degli strumenti mediatici più in voga che spingono alla semplificazione e impongono tempi sempre più sclerotizzati. Risulta pertanto difficile costruire con i cittadini un piano diverso di comunicazione fatto di analisi e tempi più adeguati alla riflessione e alla progettazione partecipata e responsabile. Si preferiscono gli slogan, i post, le istantanee e i tweet che hanno l’unico obiettivo di creare messaggi ad effetto e fine a se stessi. Con questo modo di fare politica è impossibile ragionare sui temi.

Quindi le ACLI cosa possono fare?

Credo che ancora una volta il nostro ruolo sia quello di creare luoghi di formazione e incontro, riflessione ed elaborazione, ma anche di incontro e di ascolto. La politica deve comprendere che è da questi ambiti di costruzione sociale che è necessario ripartire ritessendo un dialogo costruttivo con la società civile e l’associazionismo.

Quali saranno le piste di lavoro più importanti che caratterizzeranno il prossimo mandato associativo?

L’obiettivo del prossimo futuro è quello di diventare una vera e propria Organizzazione civile che dovrà fare delle ACLI un organismo sociale unitario ri-connesso con la società e utile ai lavoratori, alle lavoratrici e ai cittadini più deboli e bisognosi.

Le ACLI intendono poi continuare ad essere un luogo di aggregazione e di formazione in grado di dialogare con le istituzioni per delineare politiche, correttivi e iniziative inclusive. Per questo dobbiamo farci carico sia della formazione dei cittadini verso la partecipazione, sia del dialogo costruttivo con la politica e coloro che sono chiamati a responsabilità di governo portando alla loro attenzione le istanze ed i bisogni che raccogliamo presso le nostre sedi e i nostri servizi.
Un’attenzione specifica dovrà infine riguardare sia i giovani e il loro diritto al lavoro sia gli elementi che fanno dei nostri Circoli un vero e proprio volano di sviluppo per i loro territori.