di Luca Oliver, Presidente delle Acli trentine
Piergiorgio Cattani era un amico e un collaboratore delle Acli trentine. Da molti anni teneva la sua rubrica nell’ambito delle “opinioni” che ogni mese il nostro giornale raccoglie attraverso il contributo di diverse personalità dell’impegno civile e culturale della provincia.
Ma Piergiorgio non era solo e soltanto un giornalista sensibile ai temi della politica e del sociale.
Era un intellettuale militante che ha dedicato il suo lavoro e la sua vita ad unire la ricerca culturale e il pensiero critico con l’azione sociale e la proposta politica. Per questi motivi risultava antipatico ai diversi poteri e ai politici poco attenti all’analisi e al ragionamento.
Nel suo ultimo editoriale per il mensile Aclitrentine, che pubblicheremo il prossimo mese di dicembre, Piergiorgio Cattani aveva sollevato il problema del silenzio e dell’indifferenza della comunità trentina, delle sue istituzioni e dei suoi corpi intermedi di fronte al dilagare delle mafie e della ‘ndrangheta in particolare.
Questo fenomeno, scrive Cattani, rappresenta il segnale della crisi di una “tradizione che gestiva a livello comunitario i beni comuni e che non avrebbe mai concesso praticamente all’infinito lo sfruttamento delle cave ad avidi privati”.
“Se non riprendiamo dall’inizio i valori di fondo di questa tradizione – conclude Piergiorgio – l’azione giudiziaria rischia di venire vanificata in breve tempo”.
Di fronte alla scomparsa del nostro amico Piergiorgio Cattani le Acli trentine si stringono attorno ai famigliari e ai tantissimi amici ricordando il coraggio e la tenacia di un uomo che ha fatto della sua vita un esempio di resistenza contro l’omologazione e il conformismo valorizzando in tutte le situazioni in cui si è trovato ad operare il pensiero critico e la ricerca continua di soluzioni democratiche e di salvaguardia del bene comune.