Una giornalista afghana racconta: “I talebani ci cercano per le strade, dobbiamo nasconderci. Ci ributteranno sotto i burqua, che è come morire lentamente”.
I Talebani fanno comunicati e mandano tweet per rassicurare l’occidente ma spente le telecamere, fanno quello che hanno sempre fatto e avuto in mente: tornare ad un medioevo dove possano dettare le regole della nuova vita degli afghani e allo stesso tempo spaventare, molestare, perseguitare le donne, gli attivisti, i giornalisti, i collaboratori delle organizzazioni straniere. Le menti pensanti devono morire, lo raccontano i 12 giornalisti uccisi in meno di un anno di cui cinque donne. Lo raccontano le attiviste, politiche che vivono sotto scorta alcune delle quali sopravvissute a ripetuti attentati.
Le donne saranno di nuovo considerate cose, parte di un bottino, proprietà privata degli uomini. Le bambine di nuovo saranno date in sposa, come premio ai capi talebani. Non è un paese per donne l’Afghanistan, eppure sono loro l’anima costruttiva, forte e corretta di un paese allo sbando.
La paura regna, la libertà è stata sconfitta. Non possiamo rimanere in silenzio tutte noi, donne e uomini, dobbiamo lottare per il riconoscimento dei diritti umani anche in Afghanistan.
Il Coordinamento Donne Acli Trentine, unitamente a tutta l’Associazione, esprimono grande preoccupazione per la situazione che si è creata in Afghanistan e chiedono di sottoscrivere la petizione per creare dei corridoi umanitari per salvare le donne afghane e i loro bambini.
Per sottoscrivere:
Ministero Esteri: Corridoi umanitari per le donne afghane
La Responsabile Coordinamento Donne Acli Trentine
Donatella Lucian
Il Presidente Acli Trentine
Luca Oliver