Che cos’ è – Perché se ne parla. Breve nota di chiarimento tratta dai documenti del Patronato Acli.
Che cos’è
Con l’espressione “Previdenza complementare” si definisce un sistema normativo finalizzato a regolamentare la raccolta, e la gestione, di somme di denaro prelevate dal reddito dei lavoratori, sia dipendenti, sia autonomi, con l’obiettivo di costituire una seconda pensione, che faccia, per così dire, “da complemento” alla pensione “di base”, erogata dai regimi pensionistici obbligatori come l’Inps o l’Inpdap.
Perché se ne parla
Dal prossimo 1° gennaio, i lavoratori dipendenti saranno chiamati ad operare una scelta tra la conservazione del Tfr secondo il metodo tradizionale, o la sua destinazione ad un “Fondo di previdenza complementare”.
Si tratta di una scelta non facile ma necessaria – perché imposta da un Decreto legislativo – che è bene affrontare con la dovuta preparazione, per evitare di scegliere male o, forse peggio, di non scegliere affatto, perché in questo caso il Decreto prevede che il “silenzio” del lavoratore venga interpretato comunque come una scelta.
L’importanza della previdenza complementare si è venuta affermando in particolare dopo la Riforma Dini, attuata nel 1995, che ha introdotto un nuovo sistema di calcolo della pensione, denominato “contributivo”, dal quale deriva, tra l’altro, la riduzione del “tasso di sostituzione” della pensione “di base”, le cui proiezioni, esposte nella scheda che segue, presentano elementi di criticità già prima della metà del secolo presente. Tale riduzione rende così necessaria una seconda pensione, detta appunto “pensione complementare”, finalizzata a riequilibrare il livello complessivo del reddito del pensionato.