Acli Roma: Comunicato stampa

21 Marzo 2006

IRAN-USA: ACLI, INACCETTABILE RIPROPOSIZIONE LOGICA ATTACCHI PREVENTIVI Una strategia violenta e controproducente. La forza del diritto prevalga sul diritto della forza

Roma, 17 marzo 2006 – Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani esprimono sconcerto e preoccupazione per la notizia della riconferma, da parte dell’amministrazione degli Stati Uniti, della cosiddetta “dottrina preventiva”, con riferimento particolare alla delicatissima situazione iraniana.

«La logica degli guerra preventiva – afferma il neopresidente delle Acli Andrea Olivero – ci è sempre parsa assolutamente inaccettabile. Tre anni fa, insieme a milioni di persone in tutto il mondo, facemmo di tutto, purtroppo senza successo, per evitare che essa fosse applicata e inaugurata in Iraq. Abbiamo visto come questa strategia si sia rivelata, oltre che ingiusta e violenta, controproducente e non lungimirante. La popolazione irachena sta pagando ancora oggi a carissimo prezzo, in termini di sangue e di povertà, la liberazione dal tiranno Saddam Hussein. La proliferazione del terrorismo, in Iraq e non solo, appare sempre più senza controllo, se proprio ieri gli Stati Uniti hanno dovuto lanciare a nord di Baghdad “la maggiore offensiva aerea dalla fine dei principali combattimenti nell’aprile 2003”. Con quali tragiche ricadute sulla popolazione civile è purtroppo facile prevederlo».

Le Acli ritengono dunque inconcepibile e inaccettabile ritornare a proporre, a distanza di tre anni dall’inizio della guerra irachena, lo stesso fallimentare strumento – l’attacco preventivo – in riferimento all’attuale crisi internazionale che vede coinvolto l’Iran. «Invece di investire politicamente sulla forza del diritto si preferisce propugnare il diritto della forza» spiega il presidente Olivero. «Non serve per l’Iran la contrapposizione frontale, ma occorre una stringente pressione internazionale che sarà tanto più efficace quanto più sarà autorevole, legittima e credibile».

«Ci ostiniamo a dire – conclude Olivero – che la guerra non può essere la via della pace, ma è solo la causa di nuove sofferenze e nuovi conflitti»

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